Mi chiamo Salvatore Cotrino e sono uno dei padri, se così si può dire, di Artigiana Design. In questo articolo inaugurale del nostro blog (che spero potrà raccontarvi molte storie che sappiano interessarvi e ispirarvi negli anni a venire ) vorrei raccontarvi come nacque questo straordinario gruppo di artigiani, la cui storia, almeno dal mio punto di vista, si lega indissolubilmente con la mia. Vorrei partire infatti parlandovi, spero senza annoiarvi, del mio passato e di cosa mi abbia spinto a creare insieme agli altri artigiani questa incredibile squadra.
Non sempre la propria strada sarà quella più ovvia
Sono nato in una famiglia che ha sempre svolto nelle sue varie generazioni professioni di tipo intellettuale: i miei parenti sono medici, geometri, insegnanti, impiegati. Perciò è stato del tutto naturale che in un simile contesto anche la mia formazione sia stata improntata allo sviluppo, per quanto possibile, delle capacità di pensiero astratto.
Ho fatto così il liceo classico e mi sono laureato in giurisprudenza. Nonostante questo sono sempre stato affascinato fin da bambino dall’intelligenza delle mani, dal funzionamento dei marchingegni e dei loro meccanismi più o meno complessi, oltre che dall’architettura delle case, dal disegno e dalla pittura. Ovviamente non ho sviluppato nessuna abilità specifica in nessuno di questi campi perché non vi ho mai potuto dedicare troppo tempo e perché tutto sommato avevo l’impressione che i miei genitori non annettessero a questi miei interessi troppa importanza quando non li disapprovavano apertamente.
Certo non avevano un complesso di superiorità intellettuale nei confronti delle occupazioni e dei lavori manuali, ma di sicuro non immaginavano che il loro unico figlio trovasse in questi interessi, così distanti dai loro, la propria futura professione lavorativa. E’ stato grazie all’incontro con una ragazza che studiava ad un corso di pittura nella stessa città presso cui per sei mesi ho vissuto durante il periodo dell’Erasmus che le cose della mia vita hanno preso un’altra piega.
Innamorarsi dell’artigianato, e non solo
A Coimbra in Portogallo durante il corso di apprendimento della lingua portoghese dedicato agli studenti universitari stranieri ho conosciuto Marzia, una ragazza veneta, bella, gentile e incredibilmente dotata di talento per la pittura decorativa. L’amore che subito sbocciò fra di noi fece il resto: io potei abbandonare una carriera legale che non mi affascinava e mi dedicai a valorizzare commercialmente la sua produzione di artigianato artistico che ben presto si concentrò nella ideazione e creazione di mobili dipinti negli stili più vari.
Per 4 anni perfezionammo la nostra struttura di impresa familiare in Portogallo, dove nel frattempo ci sposammo e trovammo la nostra prima casa. Poi, quando ci sentimmo pronti per affrontare il mercato italiano, ritornammo a Modena. Prendemmo in affitto un negozio poco distante da casa e lo allestimmo con la scorta di mobili e altri complementi di arredo che avevamo accumulato durante gli anni portoghesi, pronti . Fu un successo immediato e, lo dico sinceramente, per certi aspetti insperato. Nel giro del primo anno vendemmo tutti i pezzi che avevamo prodotto e ricevemmo commissioni per almeno un altro anno di lavoro.
Procedemmo con questo ritmo continuo di lavoro fino al 2007; poi la crisi iniziò a farsi a sentire e a rallentare le ordinazioni e le commesse. Occorreva reagire immediatamente per evitare di rimanere travolti dalla situazione e dover chiudere bottega come intorno a noi cominciavano a fare alcuni colleghi, che si vedevano costretti a chiudere la partita iva di cui non sostenevano più i costi.
“Unire le forze contro la crisi” non è solamente uno slogan
La soluzione che trovai fu il co-marketing. Per un mese mi dedicai a visitare i laboratori di artigiani specializzati nella lavorazione delle più varie materie prime: ho incontrato orafi, cuoiai, ceramisti, falegnami, sarti, designer di interni e di esterni, scultori e decoratori. Parlando a lungo con ciascuno di loro, da collega a collega, si andava sempre più facendo chiara la soluzione per implementare ordinativi e contatti per le nostre attività: occorreva mettersi insieme, riunire le forze e mantenendo ciascuno la propria autonomia concertare azioni di comunicazione comuni.
Nel 2008 organizzammo così presso i padiglioni fieristici della Fiera di Modena un Salone Espositivo chiamato Artigiana Italiana e dedicato al mondo dell’artigianato artistico e tradizionale di qualità italiano. Era la prima volta che una fiera del genere veniva organizzata dalle stesse imprese partecipanti che nel contempo si trovavano ad essere fornitori e clienti dello stesso servizio. Fu un successo mediatico, vennero anche le televisioni nazionali a dare risalto all’evento. Ma il pubblico non accorse nei numeri sperati e gli affari che si fecero nella settimana di svolgimento della fiera non furono all’altezza degli sforzi compiuti per organizzarla.
Nasce lo showroom, nasce il sito
E’ nato così nel 2013 lo spazio di via Canalino, 47 dove a tutt’oggi 16 imprese artigiane sotto l’unico marchio di Artigiana Design espongono le loro opere e a turno garantiscono l’apertura al pubblico tutti i giorni della settimana per tutto l’anno. Questa esperienza ha consentito uno scambio di idee più continuo con la clientela e, oltre che assicurare una nuova fonte di reddito per gli artigiani, ha contribuito a chiarire meglio le idee in merito al tipo di comunicazione che occorreva tenere per supportare in maniera efficiente le azioni di marketing che di volta in volta si decideva di effettuare.L’idea di creare un sito informativo in grado di dialogare costantemente con il pubblico nasce in questo contesto al fine di creare con i correlati blog e social network un dialogo costante con il pubblico potenzialmente interessato alla produzione di artigianato artistico e tradizionale italiano, di qualità e artigianato di design.